
Hans Tuzzi, alias Sandor Weltmann, alias Adriano Bon, è nato a Milano nel 1952 sotto il segno dello Scorpione. Autore, a detta dei critici, “poliedrico, trasformista, imprevedibile”, cioè “dai mille volti”, proprio come l’eroe archetipo nel celebre saggio di Joseph Campbell, ha scritto saggi di storia del libro e romanzi. Tra questi, pubblicati da Bollati Boringhieri, i più amati dal pubblico sono quelli “con morto” che, con quattordici titoli e diciotto inchieste, accompagnano il commissario Norberto Melis e i lettori dal febbraio 1978 al novembre 1994 (gli anni in cui, secondo l’autore, “si svilisce la grammatica di una civiltà”). E, poi, la cosiddetta “trilogia di Neron Vukcic”, che dal giugno 1914 alla primavera del 1926 vede il protagonista attraversare l’Europa e il Vicino Oriente per partire infine, emigrante di lusso, verso l’America. Critici e lettori hanno notato sin dal primo titolo che il montenegrino Neron Vukcic (Vuk in serbo-croato significa lupo) potrebbe ben essere un “Nero Wolfe prima di Nero Wolfe”, anche se l’iperletterato Tuzzi gioca a sfidare i wolfiani doc più sulle differenze fra i due che sulle somiglianze: per dire, uno ama la cannella, l’altro la detesta. Ma chi?
E infine, molto apprezzati dalla critica, i romanzi-romanzi, l’ultimo dei quali, Colui che è nell’ombra, ambientato nel Friuli rurale dal 1937 a oggi, è da poco uscito in libreria. Con Vanagloria è stato tra i finalisti del Premio Bergamo nel 2013.
Amante, come D’Annunzio, dei levrieri, del Vate però Tuzzi non ha né la vita stretta, né l’agile figura, né l’imbarazzante bisogno di apparire né – ahimè – la capacità di vivere alla grande fregandosene di debiti e creditori.”